14 ottobre 2025
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L'esperta risponde - Come si calcola la dimensione di impresa?

Abbiamo chiesto ai nostri consulenti di rispondere alle domande più gettonate. Risponde Monica Belloni, responsabile Ufficio Agevolazioni e Finanziamenti/C.A.T.

La nozione di “dimensione di impresa” non ha un significato univoco, ma varia a seconda della finalità per cui viene richiesta. Possiamo distinguere due contesti principali. 

  1. Finalità legate all’accesso agli incentivi e agli aiuti pubblici

La fonte normativa di riferimento per l’accesso ad aiuti di Stato, bandi e finanziamenti europei e nazionali, nonché ai fondi strutturali e alle politiche pubbliche a favore delle PMI, è il Regolamento UE 651/2014 della Commissione Europea. Secondo tale disciplina, la classificazione in micro, piccola o media impresa (PMI) si basa su tre criteri fondamentali: 

  • Effettivi (unità lavorative-annue - ULA): <250 occupati. 
  • Fatturato annuo: ≤ 50 milioni di euro. 
  • Totale di bilancio annuo: ≤ 43 milioni di euro.

L’impresa deve rispettare il requisito del numero di occupati e almeno uno dei due criteri finanziari. 

Si distinguono quindi: 

  • Microimpresa: meno di 10 occupati e fatturato o bilancio ≤ 2 milioni €; 
  • Piccola impresa: meno di 50 occupati e fatturato o bilancio ≤ 10 milioni €; 
  • Media impresa: meno di 250 occupati e fatturato ≤ 50 milioni € oppure bilancio ≤ 43 milioni € 

Il calcolo deve essere effettuato tenendo conto delle relazioni con altre imprese (autonoma, associata, collegata). Ad esempio, se la cooperativa è collegata ad altre società, occorre sommare integralmente i loro dati; se è associata, si conteggiano in proporzione. Questo per evitare artifici che mascherino la reale dimensione economica del gruppo.  

Una classificazione corretta della propria impresa è fondamentale perché influenza anche l'intensità dei contributi. 

  1. Finalità legate alla redazione del bilancio e alla disciplina contabile

Per gli aspetti contabili e di bilancio la fonte è, invece, la Direttiva (UE) 2023/2775. 

In questo caso la classificazione non ha a che fare con gli aiuti pubblici, bensì con regole contabili e adempimenti specifici (ad esempio, i termini di deposito dei bilanci, la forma di bilancio da adottare, gli obblighi informativi) oppure – d’attualità in questo periodo – per determinare i termini di scadenza delle polizze assicurative per eventi catastrofali. 

I criteri sono analoghi ma non del tutto coincidenti: si considerano sempre attivo di bilancio, ricavi netti e numero medio dei dipendenti, ma la direttiva stabilisce soglie differenziate per micro, piccole, medie e grandi imprese.  

L’impresa deve soddisfare almeno due dei tre criteri (attivo, ricavi, ULA) per essere classificata in una categoria; a differenza di quanto previsto dal Regolamento UE 651/2014, le ULA - da sole - non determinano il passaggio alla dimensione superiore.  

Non rilevano inoltre le relazioni con altre imprese.  


Autore: Redazione